Per lo stupro di Colonia nessuno stranie
Alice Schwarzer, storica femminista tedesca, pubblica un libro-denuncia. La polizia nascose l’origine dei sospetti. E la legge non punisce le «molestie». Un po’ Emma Bonino, un po’ Oriana Fallaci, Alice Schwarzer è una protagonista indiscussadella storia del femminismo tedesco ed europeo. Militante pro-aborto, anti-pornografia e anti-prostituzione legale, Schwarzer è infaticabile: ha fondato la rivista Emma, ha scritto 16 libri, alcuni dei quali tradotti in numerose lingue, è spesso presente nei talk show. Nel 2014 ha fatto notizia per aver patteggiato una multa da 200 mila euro con il Fisco tedesco dopoaveresportato capitali in Svizzera. Adesso è tornata alla carica con un nuovo libro: a scatenarla sono state le molestie di gruppo della notte di Capodanno nella sua Colonia da parte di migliaia di nordafricani su centinaia di donne scese in piazza a festeggiare l’anno nuovo.
Perché un nuovo libro?
«Nelle settimane successive alla notte di San Silvestro i giornalisti di mezzo mondo sono venuti in redazione da Emma, 15 minuti a pied idalla stazione di Colonia. Ci hanno rivolto molte domande diverse, ma una l’hanno posta tutti. “Perché in Germania nessuno vuole capacitarsi della dimensione politica della notte dell’orrore?”. E me lo chiedo anch’io. Non era mai successo in Germania o in Europa che la piazza principale di una metropoli diventasse un luogo senza legge nel quale migliaia di uomini potessero attaccare centinaia di donne per delle ore. Fino a oggi, nella sola Colonia sono state registrate 625 denunce per molestie sessuali. A ciò aggiungiamo che quella notte sono esplose con virulenza due questioni delle quali mi occupo da quarant’anni: la violenza sessuale e la politicizzazione dell’islam».
Nonostante le molestie a centinaia, quasi nessuno dei responsabili è finito nelle maglie della legge.
«Presumo che nemmeno uno di quei delinquenti sarà condannato; e lo dico per due ragioni. In primo luogo, questi metodi di aggressione rendono molto difficile l’arresto di una singola persona. Sulla piazza quella notte c’erano fra mille e duemila uomini: dal branco si staccavano dei gruppetti di sei, sette, otto individui che circondavano le donne, scacciavano gli eventuali accompagnatori e maltrattavano le loro vittime. Poi, veloci come il fulmine, si rimmergevano nella massa. In questo modo è molto difficile per gli investigatori riconoscere il singolo individuo e dimostrare le sue responsabilità. In secondo luogo, a oggi in Germania la semplice “molestia” sessuale non è un reato penale. Lo stupro - ossia la penetrazione - sì,ma il palpeggiamento no. Di conseguenza, se anche la colpevolezza di uno dei responsabili fosse dimostrata, questi avrebbe ben poco da temere».
Lei crede alla volontà politica di alcuni che avrebbero tentato di nascondere o sottacere l’origine straniera dei molestatori?
«Sì, e al riguardo esistono molti segnali e indicazioni. Già nel 2008 nel Nord Reno- Westfalia (il Land con Colonia, nda) è stata diffusa una circolare ministeriale in cui si raccomandava di non rendere nota l’origine etnica dei criminali fermati. E sono orami decenni che presso la polizia di Colonia vige il clima della correttezza politica, dettata dal timore di essere altrimenti accusati di razzismo».
Ma l’islam appartiene alla Germania oppure no?
«Cosa significa “islam”? Non esiste una risposta univoca perché esistono centinaia di modi in interpretarlo e di viverlo. L’islam come fede attiene alla sfera privata ed è ovviamente conciliabile con lo stile di vita tedesco. L’islam come strategia politica non è invece compatibile, perché per l’islamismo la sharia è superiore della legge, e la donna inferiore all’uomo.»
Crede che il velo integrale andrebbe vietato? Anche la catenina con la croce?
«Ha voglia di scherzare? Una croce sul collo non è in alcun modo paragonabile al velo integrale che rende disabili ed è inumano. Nei regimi islamici o dove regna il terrore, le donne rischiano la vita se non indossano il burqa. Il processo per rendere le donne invisibili è il livello più basso di vilipendio nei loro confronti. E per quanto riguarda la croce: io sono del tutto a favore del divieto di ogni simbolo religioso nelle scuole: tanto il velo, quanto il crocifisso alla parete. Ma che oggi le responsabili politiche occidentali in visita a Teheran si coprano il capo è patetico; ed è un tradimento nei confronti di milioni di donne che il velo sono invece obbligate a portarlo».
Come crede che governo e società civile dovrebbero affrontare il problema della violenza contro le donne?
«Io appartengo a una generazionedi femministe che combatte contro la violenza sessuale da oltre 40 anni: dall’abuso sessuale allo stupro, dalla prostituzione all’omicidio a sfondo sessuale. E naturalmente anche contro la violenza condotta da tedeschi. Non abbiamo ancora ottenuto tutto ma abbiamo fatto molto: di certo non vogliamo andare all’indietro».
Daniel Mosseri für Libero Quotidiano, 15.5.2016.
Hier gibt es das Interview auf Deutsch.
Weiterlesen
Alice Schwarzer (Hg).: „DER SCHOCK – die Silvesternacht von Köln“ (KiWi, 7.99 €). Im EMMA-Shop